Giovedì 22 novembre, alle 18.30, in diverse città, quali Bellinzona, Ginevra, Losanna, Friborgo, Neuchâtel, Berna e Zurigo, il Collettivo Scintilla ha organizzato diverse FlashMob a sostegno del popolo palestinese e in particolare della popolazione di Gaza, duramente colpito queste ore dai bombardamenti israeliani. Alle iniziative hanno aderito Génération Palestine, Kommunistische Jugend Bern, Kommunistische Jugend Zentralschweiz, PC, Comunità kurda, SISA, PS, GC, Movimento 6 aprile insieme a svariate centinaia di persone che, a titolo individuale, hanno voluto partecipare a questo momento di lotta e rivendicazione.

La grande partecipazione solidale su tutto il territorio svizzero serve a sottolineare, se mai fosse ancora necessario, quanto siano internazionalmente considerate barbare e intollerabili le condizioni che da decenni la colonizzazione israeliana impone alla popolazione palestinese e l’arroganza del governo dello Stato sionista che ignora le innumerevoli condanne internazionali. Con ciclicità drammatica, la striscia di Gaza è colpita da bombardamenti, seguiti talvolta da veri e propri assedi, da parte della milizia israeliana: vittime predestinate sono, spesso e volentieri, i civili, fra i quali molte donne e bambini. Civili che come unica colpa hanno quella di cercare di sopravvivere in un territorio martirizzato e depredato dai coloni e dallo Stato israeliano dalle più fondamentali risorse naturali, prime fra tutte quelle idriche.

A cavallo fra dicembre 2008 e gennaio 2009, l’operazione “Piombo Fuso” ha causato la morte di 1330 civili palestinesi. Questa volta, l’ennesima carneficina (ipocritamente chiamata “Colonne di Difesa”) ha lasciato sul campo, nel corso di 1500 raid aerei, più di 160 vittime e migliaia di feriti. La stragrande maggioranza, ancora una volta, è costituita da civili.

Quello a cui assistiamo è un vero e proprio genocidio volto a scacciare il popolo palestinese dalla sua terra. Chi rimane è destinato a morire, senza cibo o acqua, colpito da un missile o da un proiettile, schiacciato da un bulldozer.

A fronte di questi avvenimenti, restare in silenzio significa diventarne complici. Ci opponiamo fermamente e con sdegno a questa logica dove omertà e ipocrisia la fanno da padroni e sosteniamo a gran voce che non saremo liberi fino a quando la Palestina e il suo popolo non saranno liberi di vivere in pace.

Dalle 20:00 di giovedì sera è ufficialmente entrato in vigore il cessate il fuoco. Non dobbiamo però commettere l’errore di chiamare “pace” questo scempio: Israele uccide anche quando non bombarda. Gaza (uno dei territori avente la più alta densità demografica del pianeta) rimane ai sensi del diritto internazionale un “territorio occupato”. Il 34% della popolazione (la maggior parte giovani) è senza lavoro, l’80% dipende direttamente dagli aiuti umanitari (aiuti medici ed alimentari che frequentemente marciscono nei depositi ai posti di blocco israeliani), il 35% delle terre coltivabili e l’85% delle acque destinate alla pesca sono totalmente o parzialmente inaccessibili a causa delle restrizioni imposte mano militari.

Dove vige l’apartheid non può esserci pace. Dove non c’è giustizia, “pace” non è altro che una vuota parola in bocca all’oppressore.

Contro le politiche inumane e il terrorismo di stato, in solidarietà alla resistenza e alla popolazione civile palestinese!

L’indifferenza è un crimine, l’equidistanza è ipocrisia.

Scintilla