La crisi dei padroni la paghino i padroni

No ai tagli – si alla giustizia sociale

Il preventivo 2012 proposto dal Consiglio di Stato, prevede il taglio del 2% dei salari per i lavoratori e le lavoratrici del settore pubblico. La misura è promossa da tutti i membri dell’esecutivo, compreso il rappresentate di quella sinistra che da anni sembra essersi dimenticata la ragione della sua esistenza : la difesa dei diritti della classe operaia e la lotta per conquistarne altri. Tutti d’accordo, quindi, nel fare pagare la crisi alle docenti, agli infermieri, alle funzionarie dello stato, …

Questi tagli non toccano solo le lavoratrici e i lavoratori dello stato. Chi tocca il servizio pubblico nega le garanzie essenziali alla stragrande maggioranza della popolazione, a tutti e tutte coloro per cui è impossibile rivolgersi al settore privato per garantirsi salute, istruzione e svago. Come al solito, pagheranno di più coloro che hanno meno.

Nel formulare questi tagli, il Consiglio di Stato si è trovato concorde anche nel decidere chi non sarà chiamato alla cassa, ossia i veri responsabili di questa crisi: padroni e speculatori. Persone e imprese che per anni hanno beneficiato di una politica di sgravi e forfait fiscali mentre si arricchivano sul sudore degli operai ticinesi e frontalieri nonché sulla miseria del terzo mondo. Ora che arriva il conto di decenni di politiche liberiste? Lo si addebita ancora una volta ai lavoratori e alle lavoratrici. Non sia mai che si vada a chiedere i soldi a chi li ha.

La politica di disuguaglianze sociali e trasversali complicità politiche va combattuta e respinta al mittente.

Come? Facendo pagare la crisi ai suoi responsabili. Tassando retroattivamente i profitti della speculazione, tassando la fortuna accumulata, tassando le successioni, tassando i milionari e industriali che fanno del paese il loro rifugio fiscale… e chi piuttosto che pagare decide di fuggire (spauracchio agitato senza sosta dai nostri politici, anche a sinistra)? Espropriamogli i beni rimasti, e che serva da esempio.

Nulla ci è stato regalato e ora tutto ci vuol essere tolto. Lo sciopero odierno deve rappresentare l’inizio di un cammino volto a un cambiamento radicale. La crisi economica e i conseguenti tagli non sono degli incidenti di percorso ma parte integrante ed essenza stessa del capitalismo. Non ci sarà giustizia sociale senza l’abbattimento di questo sistema economico.

La lotta è l’unico cammino!

scintilla