Grazie a tutte le compagne e i compagni presenti! La lotta è l’unico cammino!
NON È LAVORO, È SFRUTTAMENTO // NON FESTEGGIARLO, COMBATTILO
Non chiamatela festa del lavoro. Il lavoro, come ce lo impone il sistema capitalista, non è che il sudore di tanti per il beneficio di pochi. Non è lavoro, è sfruttamento. Non va festeggiato, va combattuto.
Per combattere l’organizzazione capitalista del lavoro, non dobbiamo dare tregua a chi ce la impone :
I padroni incravattati : gli stessi che invocano la pace sociale, mentre è in atto una guerra silenziosa tra due classi dagli obiettivi inconciliabili. Gli stessi che licenziano operai cinquantenni per assumere precari, che mendicano sgravi fiscali e amnistie a un parlamento a loro servile mentre intascano profitti milionari. Senza rimpianti. Senza vergogna.
I padroncini di casa nostra : quelli che stampano giornali di carta straccia, invocando una guerra tra poveri che non c’è. Quelli che si preoccupano della grandezza delle bandiere e aizzano alla violenza contro migranti e nomadi, come se fossero i poveracci i responsabili della crisi. I banchieri e i padroni sono responsabili della crisi. La Lega e i fascisti sono complici e strumento del sistema.
I politicanti che servono con dedizione gli interessi del Capitale : anche quella che ci si ostina a chiamare sinistra troppo spesso si piega al giogo dell’economia dei padroni, alla repressione nel nome di una fantomatica sicurezza, al lavoro precario che è pur sempre lavoro. Di tutte le loro parole gettate al vento siamo stufi. Chi è oppresso rimane oppresso. E i manganelli fanno sempre male.
Contro il nemico capitalista, che ha molte forme ma è uno solo, bisogna organizzare e coordinare le lotte. Bisogna portare la nostra complicità militante a chi rifiuta la mafia del cemento nella Val di Susa, a chi prende le piazze greche per rifiutare l’imperialismo delle banche, a chi lotta in medio oriente contro il colonialismo vecchio e nuovo, … Il capitalismo ha un impatto globale. Va colpito globalmente.
Contro il nemico capitalista bisogna lottare uniti. Dobbiamo opporre a una destra, sempre pronta a tessere complicità vecchie e nuove, l’unità degli oppressi e dei lottatori sociali : frontalieri, precari, migranti, disoccupati, studenti, sfruttati e umiliati,… Dobbiamo superare le divisioni di nazionalità, professione, movimento e partito. Le lotte per il salario, per la salute, per la casa, per la cultura, per gli spazi sociali, sono lotte di tutti e tutte. Si vincono solo se combattute insieme.
PER UN PRIMO MAGGIO ANTICAPITALISTA : ORGANIZZATI E LOTTA!
Per scaricare il volantino clicca qui.
Pescato da Indy Italia:
Il 1° maggio muore! Mayday W!
Non mi piace per nulla l’uso della lingua imperiale, e tanto meno così disseminata come appare in molti testi marxisti e marxiani degli ultimi anni. Ma in questo caso ha un senso preciso, e ve lo spiego subito.
Maledetta festa dei lavoratori, o peggio ancora: del lavoro! Anni e anni di piagnistei sui traffici sindacati-padroni, per tentare di garantire le fasce lavoratrici della classe, che ormai finiscono in una tragica caricatura. Ora che il capitale ha raggiunto il comando globale e una forza spaventosa, e decide di far fuori le ONG del settore lavoratore della classe, il sindacato appunto. Soprattutto laddove erano troppo potenti ed esigenti, in Europa.
Il peggior virus, o peggio ancora una vera e propria metastasi, quel concetto di “classe lavoratrice” che è servito a tutti i riformismi per sottomettere proletariati e classi operaie alla logica capitalista. Primi di maggio del lavoro salariato come disciplina inevitabile. Feste di falci e martelli dell’oppressione di classe, travestiti da rosse ideologie quasi sempre lavoriste e quasi mai antagoniste, insurrezionali e decise ad abolire veramente la schiavitù dello sfruttamento, e il furto, l’esproprio, l’alienazione di quasi tutto.
Ora pure l’alienazione di quel poco che sfuggiva al capitale, se parliamo dell’ultima fase più cancerogena di bioeconomia e biopolitica.
Però i nodi cominciano a venir al pettine. Si sta delineando la realtà mondiale, o globale, di classe operaia. Comincia un cammino di ricomposizione dietro le consegne del 99% americano, che sta maturando dall’indignazione alla coscienza di classe.
E allora, questo triste 1° maggio europeo, ultimo baluardo di lavoristi, ONG del lavoratori garantiti e partitini marxisti o pseudo-marxiani, trova un riscatto proprio laddove il comando globale pareva più solido: nel nord America, attraverso le iniziative dei nuovi movimenti, che sfottono falci e martelli con tutte le ideologie novecentesche, e si presentano sempre più come personificazione in movimento e maturazione della classe. Operaia, non dei lavoratori. Operaia nel suo senso rivoluzionario di operatrice di comunismo.
Per Marx era un sogno. Per noi è il lavoro dei prossimi mesi.
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